CUNFINI - LA SICILIA E LA GRANDE GUERRA

Proponiamo qui di seguito un commento sullo spettacolo in scena al Teatro Machiavelli del dott. Giuseppe Montemagno:

«Non scrivo mai, non scrivo più, ma stasera prendo in mano la tastiera.

Per dire grazie al coraggio della scrittura di Flavia e delle sue colleghe: erano dieci più uno, a raccontarci una storia, la Storia, vista dal basso e da lontano, dalla parte di chi poco capiva ma molto pagava; a reinventarsi un Martoglio al tempo della guerra fatto di comari e di curtigghi, di gioie e di dolori, di lettere a distanza e di dialoghi interrotti, di lontananze e di presenze, del tempo che passa, ci cambia, ci trasforma in eroi involontari per colpa di disegni imperscrutabili.
Per dire grazie alla mano ferma di Andrea Lapi, che evita il pericolo della retorica e riempie gli spazi, la scena e il cuore di chi recita e di chi assiste; che fa stare i suoi attori con i piedi per terra perché mette loro le ali; perché tutto risolve con la forza di ballate che sanno d'antico, ma travolgono il presente.
Per dire grazie al prof. Barone, che un quarto di secolo fa a me, e adesso alle nuove generazioni di studenti, continua a trasmettere un’idea di Storia fatta prima di tutto di passione, di senso critico e di impegno civile, ma anche di umanità e di equilibrio.
Per dire infine che questo “Cunfini” valica i confini del Teatro, coinvolge una platea attenta e multicolore, tra capelli sale e pepe e piercing vari ed eventuali, e aiuta a riflettere, a ripensare, a raccontare. Per questo sarebbe piaciuto tanto a quel signore con la barba, al quale è intitolata questa Fondazione, e che questa sera, sorridente e soddisfatto, avrebbe, ha lungamente applaudito».